La mia tecnica mista
L’osservatore che si pone davanti ai miei quadri ha spesso la tentazione di allungare la mano per toccarli, tanto la superficie gli appare sporgente, irregolare, rugosa; e chiede, incuriosito, in che cosa consista la mia tecnica mista.
Rispondo volentieri, perché mi piace parlare anche di questo aspetto della mia pittura, che rimanda alla mia esperienza professionale di chimico, quando maneggiavo polveri colorate, con granelli di diversa grandezza e impasti variegati, di cui testavo le combinazioni compatibili.
Così ho conosciuto zeoliti, polveri di cenere, ecomalte, pigmenti, resine, mescolati per lo più con olio di lino: non sono fredde e aride sostanze chimiche, ma elementi vivi, stimolanti, che ho adottato come materiali d’ uso nella mia pittura, sia su tela sia su masonite, legno, carta.
Le zeoliti (dal greco zeo e lithos pietra bollente) incuriosiscono in modo particolare: sono cristalli porosi e reticolari di silico-alluminato, che consentono al pigmento di entrare nel reticolo, colorare la massa, restituendo lucentezza e stabilità.
Su questi materiali, che ho sperimentato fin dal 1970, sono state fatte prove reologiche come i test ottico, di trasparenza, di lucentezza, di opacità, per verificarne la consistenza nel tempo e la stabilità agli agenti chimici atmosferici e alla luce, con particolare attenzione all’umidità; gli esiti sono stati molto positivi. Mi permettono di manipolarli con spatole, pennelli, punte per raggrumare, aggregare, lisciare, graffiare, incidere.
In alcuni casi, come nell’opera Rivelazione, ho utilizzato zeoliti ed ecomalta insieme.
L’installazione, dal titolo Resurrezione, è composta da corteccia di larice e metallo.
Uso, infatti, anche sostanze vegetali e questa varietà tecnico-formale qualifica come materiche le mie opere, in cui gli impasti cromatici sono cifra stilistica e parte integrante del contenuto.
Giancarlo Nucci
