È MIO PADRE
Sua è la forza del magma ardente
del mare scuro ha la profondità.
Stende la sua mano e crea,
crea da polveri arcane,
quasi segreti di uno stregone,
con nuvole di pochi colori
essenziali e ci tuffa la spatola,
a punta o lunga, già sporca:
tutto si mescola, tutto è concerto;
se vuole un muro, si fa ruvida,
se vuole una roccia, si fa aspra,
se è passione, è giallo avvolgente;
ogni graffio è già della mente
e senza aspettare piomba
sulla tela o sul legno grezzo,
con l’impeto di una fiera letale
e senza remissione poi blocca
la materia che prima colava,
scorreva, dilagava scellerata:
anche il pennello è riposto,
segno di lavoro concluso.
Ma non c’è ombra d’albero
per riposare, né melodia dolce
per sognare: l’opera vive
e bisogna farla parlare.
Giacomo Nucci 2003